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Presentazione Libro Napoli Canale 21
Presentazione libro: Non puo’ piovere per sempre, il sole dentro:
7 Giugno 2014
Olga Tommasecchia interview RAI 2011 from OlgaPress on Vimeo.
SCUOLA RIFIUTA DISABILE: I GENITORI CHIAMANO LA POLIZIA
RUBO A Repubblica Napoli
No all’iscrizione di un 12enne affetto da autismo al Sacro Cuore di via Cavallino. Il ragazzino avrebbe bisogno dell’insegnante di sostegno, ma la preside dell’istituto religioso paritario afferma di non volerne assumere. E scatta la denuncia
di BIANCA DE FAZIO
“La domanda presentata non è accolta” ha scritto la dirigente scolastica dell’istituto paritario Sacro Cuore (delle suore Betlemite), di via Bernardo Cavallino.
Una sentenza che allontana dalla scuola un ragazzino disabile, un dodicenne autistico che al Sacro Cuore avrebbe voluto frequentare la terza media, nel prossimo anno scolastico, dopo aver fatto qui anche le classi precedenti. Ma Suor Grazia Di Domenico, la responsabile dell’istituto, ha rifiutato l’iscrizione. E i genitori del ragazzino hanno chiamato la polizia: “Siamo di fronte ad un’evidente discriminazione“.
Non c’è posto, al Sacro Cuore, per i piccoli disabili ai quali andrebbe garantito il sostegno. Ma il Sacro Cuore non è una scuola qualsiasi. Non solo si tratta di un istituto religioso, ma di unparitario: una scuola, cioè, che deve adeguarsi agli standard di quelle pubbliche, ne deve seguire le regole, dai contratti per i lavoratori ai diritti degli studenti (solo a queste condizioni le scuole paritarie ottengono i contributi statali). E l’iscrizione di un alunno alla classe successiva, soprattutto se si tratta di scuola dell’obbligo, non è possibile metterla in discussione. A maggior ragione se lo studente è disabile.
Così il padre del ragazzino ha sporto denuncia. È andato al commissariato dell’Arenella e ha raccontato ogni cosa agli agenti di polizia, dopo che quegli stessi agenti erano intervenuti a scuola in seguito alla sua chiamata. “Proprio in presenza dei poliziotti – racconta il padre – la responsabile della scuola ha affermato che non vuole iscrivere mio figlio perché non ha insegnanti di sostegno. E non ha intenzione di assumerne”. Di più: nella denuncia si racconta che alla famiglia dell’alunno è stato chiesto di metter mano al portafogli per pagare il sostegno. “Mi hanno detto che la scuola avrebbe accettato mio figlio solo nel caso in cui io sarei stato disposto a pagare di mia tasca la somma di 1500 euro per lo stipendio dell’insegnante di sostegno”.
la realtà ai confini del reality: deformazioni prospettiche attraverso la lente dei media
mercoledì 16 marzo 2011
Disabili a scuola, casi di discriminazioni e tagli… e se fosse anche una questione culturale?
Non mancano le reazioni politiche. Anzi, la denuncia del fatto arriva proprio dalla politica; dall’onorevole Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in Commissione Istruzione e Cultura della Camera per l’esattezza. «L’esclusione dei ragazzi disabili dalle finali dei giochi sportivi studenteschi è gravissima e in netto contrasto con le norme di legge sull’integrazione scolastica, che da sempre costituisce un punto di forza del nostro sistema educativo» ha dichiarato.
Nina Daita, responsabile dell’Ufficio politiche disabilità della Cgil Nazionale ha rilasciato dure dichiarazioni in proposito, parlando di vero e proprio razzismo : «Si sta andando ben oltre la discriminazione. Questo è vero e proprio razzismo», e prosegue: «Che il governo abbia avuto nei confronti della categoria dei disabili atteggiamenti discriminatori, come conferma l’ipocrisia nelle parole del ministro Gelmini, non è più una novità, ma arrivare a questo punto, tentando non solo di escludere ma di cancellare i disabili a fronte di una insopportabile e presunta superiorità dei sani, è vero e proprio razzismo».
Si può dunque parlare di discriminazione verso i disabili nella scuola italiana?Mentre il web e la politica discutevano animosamente sulla vicenda dei Giochi Sportivi Studenteschi, il Mattino di Napoli racconta la storia diEnrico, un ragazzino di 12 anni che riceve una nota dall’insegnante. Il testo: «La informo che suo figlio Enrico è risultato impreparato all’interrogazione anche se era stato avvisato sia da me che da suor Claudia con ampio anticipo. In più, la scorsa settimana, per tutta l’ora non ha fatto altro che dormire profondamente. Sarebbe meglio che studiasse gli argomenti schematizzandoli attraverso mappe o sintesi perché non riscontro alcun passo in avanti nella sua preparazione». Ma Enrico è autistico e ha bisogno di essere stimolato in maniera diversa rispetto ai suoi compagni di classe, mentre l’insegnante che scrive la nota sembra mancare di questa sensibilità.
C’è di più: gli operatori socio-sanitari che ne hanno tracciato il profilo hanno precisato che «frustrazioni possono determinare gravi problemi anche in ambienti extrascolastici». E una nota può essere una frustrazione.
Enrico frequenta una scuola paritaria, l’Istituto Sacro Cuore delle suore Betlemite.
Toni Nocchetti, presidente dell’associazione «Tutti a scuola» che raggruppa le famiglie dei disabili, si è rivolto al Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini: «Chiediamo una immediata ispezione nell’istituto e nelle altre scuole paritarie in Campania. Per legge, sono tenuti ad adeguarsi agli standard di quelle pubbliche per ottenere i contributi statali. Ciò significa che gli istituti devono garantire per legge che i bambini disabili possano frequentare le lezioni con profitto».
Il problema del resto sono proprio gli insegnanti di sostegno e lo stesso diritto allo studio: la scuola aveva inizialmente rifiutato Enrico perché non aveva insegnanti di sostegno, né tantomeno aveva intenzione di assumerne, così i genitori del ragazzino hanno chiamato la polizia per iscriverlo.
Un disabile ha bisogno di essere seguito per tutte le ore di lezione perché necessita di un percorso diverso rispetto a quello dei suoi compagni e, proprio come loro, ha il diritto insopprimibile allo studio. Itagli previsti dalla Riforma di certo non aiutano in questo senso.Ma se il problema fosse anche di tipo culturale? Pensiamo a come parliamo ad esempio. L’opinione pubblica più che il termine “disabile” preferisce utilizzare l’espressione “diversamente abile” per indicare le competenze del disabile in chiave positiva. Secondo questa accezione tutti hanno qualche capacità; spetta a chi segue queste persone individuarle e assecondarle.
Allo stesso tempo però, dire “diversamente abile” implica unanegazione della disagiata condizione fisica o mentale dell’altro; quasi un volerla nascondere attraverso un linguaggio edulcorato. E’ come se non si riconoscesse il problema dell’altro, problema che c’è comunque: possedere una certa abilità non implica possederle tutte.L’integrazione è difficile se non si prende atto dei bisogni dell’altro. La scuola è l’organo per eccellenza a cui spetta farlo in virtù della sua funzione educativa e culturale: a contatto con dei disabili, i bambini conoscono una realtà che diventa familiare, non più qualcosa da cui essere intimoriti.Ma i bambini danno il loro nome alle cose: se mangiano una cosa che non gli piace non dicono che è “non troppo buona” ma che è cattiva; se non vogliono fare i compiti non dicono che preferirebbero impiegare il tempo in un altro modo ma che vogliono vedere i cartoni. E infatti, quando la preside di una scuola media di Catanzaro chiede a una classe di non mettere al corrente il compagno down delle date delle gite perché il ragazzo «era inutile che partecipasse, perché malato», tutta la classe protesta e rinuncia alla gita.
Del resto mica l’hanno inventato i ragazzini il politically correct.
Storia di Enrico, «colpevole di autismo»
«È impreparato, dorme a scuola e regredisce nella preparazione»: questa la nota di demerito sul diario di Enrico, un alunno di 12 anni dell’Istituto Paritario Sacro Cuore (delle Suore Betlemite) di Napoli. Enrico, però – cosa di cui forse la sua insegnante non si è ancora accorta! – è affetto da disturbi dello spettro autistico, il suo progetto educativo dev’essere diverso da quello dei compagni e gli servirebbero quelle ore di sostegno che la scuola non è disposta a dargli, avendo anzi chiesto ai genitori di pagare un insegnante. «Una storia di discriminazione scolastica – secondo l’associazione napoletana Tutti a Scuola – emblematica per le varie problematiche in essa contenute: la mancanza di ore di sostegno, il rapporto quasi inesistente fra le scuole paritarie e la disabilità, la scarsa attitudine e preparazione del personale scolastico preposto all’interazione con gli studenti disabili». E ora la vicenda è finita anche in Parlamento, con un’Interrogazione alla Camera della deputata Luisa Bossa, indirizzata al ministro Gelmini, ove si sottolinea tra l’altro che quella scuola «non può addurre la mancanza di fondi né può chiedere ai genitori di farsi carico dei costi per l’insegnante di sostegno. L’istituto – come tutti quelli paritari – riceve fondi pubblici e deve garantire diritti e parità»
«Suo figlio Enrico è risultato impreparato all’interrogazione anche se era stato avvisato sia da me che da suor Claudia con ampio anticipo. In più, la scorsa settimana, per tutta l’ora non ha fatto altro che dormire profondamente. Sarebbe meglio che studiasse gli argomenti schematizzandoli attraverso mappe o sintesi perché non riscontro alcun passo in avanti nella sua preparazione». Questa la nota di demerito scritta un po’ di giorni fa sul diario di un alunno di seconda media dell’Istituto Paritario Sacro Cuore (delle Suore Betlemite) di Napoli. Apparentemente una nota come tante, che riguardano ogni giorno tanti alunni delle scuole.C’è però un ma. Il dodicenne Enrico, infatti, è un ragazzo affetto da disturbi dello spettro autistico e il suo progetto educativo dev’essere ovviamente diverso da quello dei compagni.
Come ha riferito nei giorrni scorsi il quotidiano «Il Mattino» di Napoli, in un’ampia nota a firma di Maria Pirro (la si legga integralmente cliccando qui), «gli operatori socio-sanitari che avevano tracciato il profilo di Enrico, nel documento integrato dalle osservazioni dei genitori e degli docenti, avevano sottolineato che egli “va stimolato con tatto” e che per lui “certe frustrazioni possono determinare gravi problemi anche in ambienti extrascolastici”».
In realtà, il problema sembra avere radici un po’ più profonde. Il ragazzo, infatti, avrebbe bisogno che un insegnante gli stesse accanto per tutte le ore di lezione e invece, come racconta la madre al «Mattino», «fino al 22 dicembre 2010 l’aiuto era garantito da una volontaria dell’AVOG [Associazione di Volontariato Guanelliana, N.d.R.]. Da quando si è concluso il progetto, la scuola ripete che non può provvedere perché non ha abbastanza fondi. Così la nota sul diario si rivela essere soltanto l’ultima tappa della nostra via crucis».
Per iscriverlo, del resto, i genitori erano stati costretti a suo tempo a chiamare anche la polizia, dopo che la richiesta non era stata ammessa proprio «perché la scuola non ha insegnanti di sostegno. E non ha intenzione di assumerne». Nella denuncia il padre di Enrico aveva scritto che «la scuola avrebbe accettato mio figlio solo nel caso in cui io fossi stato disposto a pagare di mia tasca la somma di 1.500 euro per lo stipendio dell’insegnante».
A dare grande visibilità alla vicenda – che, come vedremo tra breve, sarebbe anche arrivata in Parlamento – è stata l’attivissima associazione napoletana Tutti a Scuola, per la qualeAntonio Nocchetti aveva dichiarato: «Questa è una storia di discriminazione scolastica,emblematica per le varie problematiche in essa contenute: la mancanza di ore di sostegno, il rapporto quasi inesistente fra le scuole paritarie e la disabilità, la scarsa attitudine e preparazione del personale scolastico preposto all’interazione con gli studenti disabili».
Il 16 marzo scorso, dunque – come accennavamo – la deputata Luisa Bossa del Partito Democratico è intervenuta in aula sul caso di Enrico, durante la discussione sul Progetto di Legge che istituisce il Garante Nazionale per l’Infanzia, e ha depositato un’Interrogazione urgente al Ministro dell’Istruzione, chiedendo un’ispezione nella scuola napoletana. «Un istituto paritario – ha dichiarato innanzitutto Bossa – ha l’obbligo di adeguarsi a tutti gli standard della scuola pubblica. Percepisce contributi statali e deve, ovviamente, rispettare le regole e assicurare diritti a lavoratori e studenti; deve quindi riconoscere il sostegno a chi ne ha bisogno».
«Questo – ha proseguito la deputata – è in ogni caso un fatto gravissimo. Enrico, infatti, è un bambino autistico, ha una diagnosi funzionale che richiede un progetto educativo specifico e ha necessità di un sostegno, che gli è negato. L’insegnante, ignorando tutto ciò, con la sua nota ha agito in termini negativi sul livello di autostima del ragazzo e ha scaricato sui genitori l’onere di una didattica di sostegno che invece spetta alla scuola. Si tratta di una grave violazione. La scuola non può addurre la mancanza di fondi né può chiedere ai genitori di farsi carico dei costi per l’insegnante di sostegno. L’istituto riceve fondi pubblici e deve garantire diritti e parità».
Di fronte infine alle obiezioni di chi in Parlamento riteneva si volesse attaccare la scuola paritaria e cattolica, Bossa ha conclsuo: «Nessun attacco alla scuola paritaria, ma la necessità che le regole vengano rispettate da tutti. Soprattutto quando è in gioco il diritto allo studio e la dignità di un alunno disabile. Chiedo che il Ministro disponga un’ispezione urgente perché si tratta di un caso intollerabile».
«Non ci aspettiamo – commenta a questo punto Antonio Nocchetti – che il ministro Gelmini possa dare risposte soddisfacenti a tale Interrogazione. Auspichiamo però che venga almeno accolta la richiesta della nostra Associazione, di effettuare un’ispezione nella scuola che ha discriminato Enrico e più in generale in tutte le scuole paritarie della Campania. Scuole che, come sappiamo e com’è stato evidenziato alla camera anche da Luisa Bossa, usufruiscono dei contributi statali, pur non adeguandosi agli standard richiesti per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni con disabilità». (S.B.)
Napoli, «suo figlio dorme in aula»
Nota sul diario del bimbo autistico
NAPOLI – «La informo che suo figlio Enrico è risultato impreparato all’interrogazione anche se era stato avvisato sia da me che da suor Claudia con ampio anticipo. In più, la scorsa settimana, per tutta l’ora non ha fatto altro che dormire profondamente. Sarebbe meglio che studiasse gli argomenti schematizzandoli attraverso mappe o sintesi perché non riscontro alcun passo in avanti nella sua preparazione».Nella nota sul diario dell’alunno, la professoressa non scrive, forse dimentica, che Enrico ha 12 anni. Ed è un bambino autistico. Il suo progetto educativo, per forza di cose, è diverso da quello dei compagni. L’alunno disabile va stimolato con tatto: «Frustrazioni possono determinare gravi problemi anche in ambienti extrascolastici», sottolineano gli operatori socio-sanitari che ne hanno tracciato il profilo nel documento integrato dalle osservazioni dei genitori e dei docenti.Ma la professoressa ha studiato il caso? A segnalare la vicenda il presidente dell’associazione «Tutti a scuola» che raggruppa le famiglie dei disabili. E si rivolge al ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini: «Chiediamo una immediata ispezione nell’istituto – dice Toni Nocchetti – e nelle altre scuole paritarie in Campania. Per legge, sono tenuti ad adeguarsi agli standard di quelle pubbliche per ottenere i contributi statali. Ciò significa che gli istituti devono garantire per legge che i bambini disabili possano frequentare le lezioni con profitto».La dirigente dell’istituto paritario Sacro Cuore (delle suore Betlemite) di Napoli dice che non rilascia dichiarazioni «per non violare la privacy del minore», ma assicura che «indagini sono in corso con l’obiettivo di chiarire ogni aspetto della vicenda». E sono numerosi gli aspetti da chiarire… Perché a 12 anni Enrico ha buone capacità. Ma è anche vero quello che annota la professoressa: la sua preparazione regredisce. Il fatto è che «poche ore di sostegno determinano il fallimento didattico», si legge tra le pieghe della diagnosi funzionale compilata per Enrico.L’alunno ha bisogno che un insegnante gli stia accanto per tutte le ore di lezione. E invece, cosa è accaduto? «Fino al 22 dicembre 2010 – spiega la mamma di Enrico – l’aiuto era garantito da una volontaria dell’Avog. Da quando si è concluso il progetto, la scuola ripete che non può provvedere perché non ha abbastanza fondi. Così la nota sul diario si rivela essere soltanto l’ultima tappa della nostra via crucis».
Per iscriverlo a scuola, i genitori avevano chiamato la polizia. In principio la richiesta a nome del bambino disabile non era stata ammessa «perché la scuola non ha insegnanti di sostegno. E non ha intenzione di assumerne». Il papà aveva segnalato nella denuncia: «La scuola avrebbe accettato mio figlio solo nel caso in cui io sarei stato disposto a pagare di mia tasca la somma di 1500 euro per lo stipendio dell’insegnante».
Sollevato il caso, l’allievo è stato poi riammesso in seconda media. Ma la battaglia sulle ore di sostegno non è stata affatto chiusa. Con l’avvocato dell’associazione «Tutti a scuola», i genitori di Enrico stanno preparando un ricorso per ottenere in tribunale ciò che sui banchi è negato: il diritto allo studio per loro figlio.
Perché «non c’è ingiustizia peggiore che fare parte uguale tra diseguali». Ma questo lo aveva scritto un maestro, di un’altra scuola cattolica. Tanto tempo fa.
Maria Pirro
Atto a cui si riferisce:
C.5/04419 [Tutela e sostegno per un alunno disabile dell’Istituto scolastico paritario Sacro cuore di via Bernardo Cavallino a Napoli]
mercoledì 23 marzo 2011, seduta n.451
BOSSA, GHIZZONI, SIRAGUSA, SCHIRRU, PES, SBROLLINI e ZAMPA. – Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:l’istituto scolastico paritario Sacro cuore di via Bernardo Cavallino a Napoli è stato oggetto di denuncia pubblica da parte del genitore di un alunno, così come di altri casi sollevati dalla stampa locale, in ordine al rapporto tra la scuola e gli alunni disabili;nello specifico, l’ultima denuncia del genitore di un alunno, riguarda un’anomala nota sul diario del ragazzo, con cui si informavano i genitori che «il figlio Enrico è risultato impreparato all’interrogazione anche se era stato avvisato con ampio anticipo. In più, la scorsa settimana, per tutta l’ora non ha fatto altro che dormire profondamente. Sarebbe meglio che studiasse gli argomenti schematizzandoli attraverso mappe o sintesi perché non si riscontra alcun passo in avanti nella sua preparazione»;l’alunno Enrico, di cui si parla nella nota sul diario del ragazzo, però, è un bambino autistico, ha 12 anni, ha una diagnosi funzionale che richiede un progetto educativo diverso, specifico, per la sua particolarità, e ha necessità di un sostegno visto che, come è definito nel suo profilo personale, è soggetto a «Frustrazioni che possono determinare gravi problemi anche in ambienti extrascolastici»;al piccolo Enrico è sostanzialmente negato ogni sostegno. Fino al 22 dicembre 2010 l’aiuto era garantito solo da una volontaria dell’Avog. Da quando si è concluso il progetto di volontariato, la scuola ripete che non può provvedere perché non ha abbastanza fondi;alla luce dei problemi del giovane, e del mancato sostegno, la nota dell’insegnante, quindi, oltre che fortemente anomala, è anche gravissima dal momento che questa viola, ad avviso degli interroganti, almeno tre princìpi:
a) annota sul diario personale del ragazzo autistico, in modo che egli stesso la legga, una considerazione che di sicuro agisce in termini negativi sul livello di autostima del ragazzo;
b) dichiara che l’alunno ha dormito lungamente a scuola senza che, però, siano stati presi provvedimenti a sua tutela nelle immediatezze del fatto;
c) fornisce ai genitori indicazioni didattiche sui metodi di studio quando poi la didattica stessa, peraltro così specifica, dovrebbe essere curata dal corpo docente e dalla scuola, con un programma di sostegno;
lo stesso Enrico, rispetto all’istituto Sacro Cuore, un mese fa, era stato involontario protagonista di un altro caso, cioè la mancata iscrizione a scuola. La richiesta a nome del bambino disabile, infatti, non era stata ammessa «perché la scuola non ha insegnanti di sostegno. E non ha intenzione di assumerne». Il papà aveva presentato denuncia alla Polizia e ai giornali, dichiarando che la scuola «avrebbe accettato mio figlio solo nel caso in cui io sarei stato disposto a pagare di mia tasca la somma di 1500 euro per lo stipendio dell’insegnante»; il caso si è risolto solo dopo l’intervento di polizia, associazioni e mass media;
l’istituto paritario ha l’obbligo di adeguarsi, a norma di legge, a tutti gli standard della scuola pubblica; percepisce contributi statali e deve, ovviamente, rispettare le regole, garantire diritti ai lavoratori, agli studenti; deve quindi riconoscere il sostegno a chi ne ha bisogno, e deve garantire all’alunno in età di obbligo scolastico il completamento del ciclo di studi nello stesso istituto -:
se sia a conoscenza di quanto sopra esposto, se, considerata la gravità dell’episodio, non intenda intervenire per la tutela del diritto dell’alunno disabile ad avere il sostegno necessario per completare con profitto il suo ciclo di studi nell’istituto paritario in questione e se non ritenga necessario avviare un’ispezione nell’istituto Sacro cuore di via Bernardo Cavallino a Napoli, al fine di accertare eventuali violazioni di legge in ordine a quanto esposto dalla normativa per gli istituti scolastici paritari. (5-04419)